Nessuno ne parla, fatta eccezione per l’imbattibile Luciano Pignataro e per il blog di Giustino Catalano (su cui – lo sapevate? – ho una rubrica settimanale, la pizza della domenica). Esortato proprio da Giustino e dall’amico Rocco Andrisani mi sono spinto fino a Casalnuovo di Napoli, cinquantamila anime ad una mezz’ora scarsa di Asse Mediano.«Vai a provare quella pizza» – mi ha detto – «l’impasto è fatto a mano!».
La pizza Margherita di Luigi Castaldo, pizzaiolo proveniente dal pane, ha un aspetto un po’ anemico. Per carità, ne ho viste di peggio, ma se non mi metti il basilico, caro ‘O Gemell, io ci rimango male. Per fortuna il cornicione è vivace, frastagliato, aggressivo. Una fantastica scogliera a picco sul mare (di pomodoro). Lo tocco con un dito, sembra respirare. È morbido, leggero, fragrante. Sotto i denti è puro spettacolo: sembra non masticare nulla. Il primo boccone si scioglie in un attimo, sotto l’azione demolitrice della saliva.
Il resto è pura accademia: il fiordilatte è buono, il pomodoro anche. Si avverte una nota molto pronunciata di formaggio grattuggiato. L’olio è disseminato a spruzzo sulla superficie, cosa che non sopporto. E la cottura poteva essere un attimo più attenta: chiazze di bruciato un po’ amarognolo sotto la base. Una pizza sopra la media, ma ampiamente migliorabile. Per i fanatici della digeribilità.
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