C’è anche Milano nella classifica delle migliori pizzerie d’Italia secondo 50 Top Pizza. La migliore è addirittura Dry che sfiora la top ten qualificandosi al tredicesimo posto, aggiudicandosi anche un premio per il “Miglior Comfort e Benessere Complessivo” che in verità non capiamo del tutto, viste le sedute oggettivamente scomode, i tavoli microscopici e l’illuminazione crepuscolare. Però è vero, Simone Lombardi è bravo, c’è un sacco di gente che si gode la vita e che sorseggia gli spettacolari cocktail di Marco Tavernese e magari è giusto così.
Anche perché, diciamolo, nell’interpretare correttamente questa classifica sarebbe importante capire fino in fondo come è stata stilata. Sul sito di Luciano Pignataro, patron dell’iniziativa, leggiamo che le pizzerie sono state messe in ordine da 100 ispettori che, in forma anonima, ne hanno visitate ben 500 e ne hanno riportato considerazioni sulla base della qualità, ma anche del servizio, della carta dei vini e delle birre, della ricerca e dell’arredamento.
Ed evidentemente la qualità di Dry è stata preferita a quella di Diego Vitagliano a Pozzuoli, o a quella di Carlo Sammarco ad Aversa.
Al trentottesimo posto spicca Lievito Madre al Duomo di Gino Sorbillo, che però sbanca come best in Naples – la prima è infatti Pepe in Grani, di cui abbiamo parlato più di un anno fa, ed è a Caiazzo (CE), la seconda è l’immarcescibile Gino Sorbillo ai Tribunali, mai recensita su queste pagine. I complimenti vanno, ovviamente, anche all’ottimo Gennaro Rapido che è stato il primo a portare la cultura della rota ‘e carretta a Milano.
Al quarantasettesimo posto il giusto tributo a Marghe, che continua con indomita qualità a rallegrare i palati radical chic degli avventori di via Cadore.
Che altro c’è? Un sacco di roba molto buona di cui abbiamo parlato un sacco di volte.
Pizzaiolo dell’anno
Francesco Martucci, I Masanielli (Caserta)
Giovane dell’anno
Ciccio Vitiello, Casa Vitiello (Tuoro, Caserta)
Miglior Carta dei Vini
Francesco & Salvatore Salvo (San Giorgio a Cremano)
Miglior Asporto
Concettina ai 3 Santi (Napoli)
E Milano? Da questa Top 50 non sembra essere uscita alla grande. C’è la sensazione che l’anno prossimo si darà il giusto tributo a quella che si pensava potesse sottrarre a Napoli lo scettro della città della pizza, ma che in realtà quest’anno ha visto esplodere il fenomeno con tanto marketing eccellente e con tante pizze poco più che sufficienti.
Le esclusioni importanti, almeno dai primi 50 posti, sono sicuramente Lievità (l’unica vera pizzeria gourmet di tutta la città), Da Michele I Condurro, Pizzium (forse troppo giovane?), Pizzeria P e il maestro Luigi Capuano, che continua ad essere escluso dai circuiti mediatici per l’insegna scomoda e poco apprezzata da stampa, gastrofighetti e blogger modaioli, in una classifica in cui saper fare la pizza non è la sola cosa che conta.