Per quanti si fossero persi la puntata precedente, nove mesi fa avevo già rimarcato la bontà dell’impasto della pizza di Dry e mosso le mie perplessità sul pomodoro. Avevo anche detto, parlando soprattutto del contesto, che Dry Cocktails & Pizza è tutto fuorché una pizzeria. Lo confermo, stavolta concentrandomi sulla pizza, perché questa pizza – d’estrazione assai contemporanea – viaggia ormai su un binario separato da quello di scuola napoletana. È una pizza-focaccia perché – com’è evidente in foto – Simone Lombardi continua a presentare centimetri di impasto sguarnito, ribollente di piccole fumarole di cenere, scricchiolante e ben cotto – anche troppo. La cottura era un tallone d’Achille di questa Margherita, e lo è anche oggi. Dicevo di avere sotto i denti una pizza buona con “ampi margini di miglioramento” ma il pomodoro è incredibilmente inadeguato perché non sa di niente, è scialbo, piatto, anonimo, scolorito e anche un tantinello acido. E allora, Simone, dillo che non vuoi fare la Margherita perché le altre pizze che abbiamo assaggiato erano molto buone. Ma a fare la spesa dai migliori fornitori siamo bravi tutti (io sicuramente no) e combinare ingredienti di eccellente qualità è senz’altro una cosa assai gradita – quando abbiamo fame – ma la Margherita è la pizza con la P maiuscola e chi continua a sottovalutarla entrerà forse nelle classifiche di Dissapore ma mai nelle enciclopedie.
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6/10
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8.5/10
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7/10
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5.5/10