I Dodici Gatti
Se c’è una cosa che mi fa incazzare è la mistificazione. Spacciare per “vera pizza napoletana” ciò che non è. Roba da far intervenire Antonio Pace e la sua Associazione. Anzi, dirò di più: Io e Margherita è un progetto il cui concept nasce sulla traccia di centinaia e centinaia di delusioni dovute proprio a sedicenti pizzerie napoletane come I Dodici Gatti.
La Margherita servita in questo locale con affaccio (parziale) sul Duomo di Milano, oltre ad essere esteticamente anonima, è croccante – ripeto, croccante – e quindi non è un “vera pizza napoletana”. E non sono io a dirlo, lo dicono cent’anni di tradizione, di disciplina, di insegnamenti passati di padre in figlio, di manualità e tecniche che hanno attraversato generazioni di artigiani, panificatori e pizzaioli. Quando mi è arrivata non volevo crederci: avevo davvero già speso 12 euro per un’informe disco di pasta, asciutto e scricchiolante, dalle cromie brizzolate, ricoperto da un velo rinsecchito di mozzarella ingiallita e decorato con un inutile spicchio di basilico?
Una pizza più brutta dell’ultimo aforisma di Massimo Bisotti, lasciata in forno – posso giocarmi tutto – almeno un paio di minuti abbondanti (la pizza napoletana cuoce al massimo 60 secondi). Con la farina 1 è tutto un masticare reiterato e infinito, uno sgranocchiare incessante, con la mandibola costantemente in tensione: una palestra mirabile per denti e gengive. Il cornicione – che eccezionalmente chiamerò crosta – è ben alveolato e saporito, e il pomodoro frantumato a mano è decisamente di buona qualità. Ma non potrò mai dare la sufficienza ad una “vera pizza napoletana” che si solleva tutta dal piatto con due dita. Guardate il video e fatevi una risata.
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